Percy Bysshe Shelley, Écrits de combat
[Saggio introduttivo di Hélène Fleury: «Shelley, un exilé parmi nous»],
L’Insomniaque, Montreuil 2012, pp. 288, € 18,00
Lo scrittore inglese Percy Bysshe Shelley (1792-1822), genero di Mary Wollstonecraft e di William Goodwin, morì a trent’anni lasciando ai posteri un’opera singolare e abbondante, visionaria e folgorante. Poeta e pensatore precoce, fu l’Arthur Rimbaud dell’epoca romantica, tanto per la sua audacia letteraria quanto per il suo feroce rifiuto della civiltà borghese nascente. Nato ricco, preferì rinunciare alla fortuna paterna piuttosto che abdicare alla propria libertà, in amore come in letteratura. La sua breve vita e i suoi lavori letterari furono al contempo un’escursione nei territori della rivolta e una ricerca appassionata della verità.
Shelley venne espulso da Oxford all’età di 19 anni per aver scritto ‒ insieme all’amico Thomas Jefferson Hogg ‒ e pubblicato un elogio del regicidio (Frammenti postumi di Margaret Nicholson, 1810) e un’apologia dell’ateismo (La necessità dell’ateismo, 1811), entrambi inclusi tra questi suoi Scritti di lotta, e prese poi pubblicamente le difese dei tessitori che distruggevano le macchine e degli operai più radicali perseguitati dal potere. Il volume raccoglie per la prima volta tutti i suoi testi sediziosi, e in primo luogo il lungo poema filosofico giovanile intitolato La Regina Mab (scritto nel 1812 e pubblicato nel 1813), che fu il libro prediletto del movimento operaio inglese nei primi tempi della resistenza al capitalismo ‒ all’epoca del Cartismo ‒ e che veniva fatto circolare in maniera clandestina. Abbondantemente citato nelle riunioni dei primi sindacati dei lavoratori, quel poema si poteva leggere come una successione di pamphlets, con la sua confutazione del Cristianesimo, col suo elogio del libero amore, con la sua difesa del vegetarianismo e della vita naturale…
Oltre a questo classico della sovversione, il lettore troverà tra l’altro in questa raccolta l’Indirizzo al popolo sulla morte della principessa Carlotta (1817), altro superbo pamphlet pubblicato dopo l’esecuzione di alcuni agitatori, manipolati da infiltrati, che viene messa in parallelo con la morte dell’erede al trono d’Inghilterra; Julian e Maddalo (1818), poema autobiografico incentrato sui suoi scambi di vedute con l’amico Lord George Byron, in compagnia del quale Shelley percorse l’Italia (dove finì i suoi giorni, annegato nel mare di Lerici); e ancora La mascherata dell’anarchia (1819) e altri cinque poemi scritti in seguito al «massacro di Peterloo», allorché il governo del Duca di Wellington ordinò alla cavalleria di attaccare a colpi di sciabola la popolazione operaia in rivolta a Manchester, provocando undici morti e diverse centinaia di feriti.
A questi testi si aggiungono la pièce teatrale satirica Œdipus tyrannus (1820), in cui Shelley scherniva i grotteschi governanti della sua epoca, l’Ode alla libertà (1820) e varie altre poesie e frammenti che hanno in comune il fatto di essere stati scritti da una penna affilata e pungente al servizio di uno spirito libero ed elevato, votato all’odio nei confronti dei benpensanti e convinto che: «L’uomo dall’anima virtuosa non comanda né ubbidisce. Il potere, come una peste desolante, insozza tutto ciò che tocca; e l’obbedienza, flagello d’ogni genio, d’ogni virtù, d’ogni libertà, d’ogni verità, rende gli uomini schiavi, e trasforma l’organismo umano in un automa, in una macchina.»
Il volume può essere richiesto direttamente alla casa editrice attraverso il seguente link:
http://www.insomniaqueediteur.org/publications/ecrits-de-combat