João Bernardo,
Contre l’écologie,
Éditions Ni Patrie Ni Frontières, Paris 2017, pp. 168, € 12,00
L’ecologia va di moda dall’estrema destra all’estrema sinistra, passando per la destra parlamentare e per il centro. Perché le multinazionali e gli Stati si sono convertiti tutti all’ecologia? Da dove viene questa propaganda planetaria che pretende di trascendere tutte le divisioni ideologiche e politiche? Dai «nuovi movimenti sociali» o dalle multinazionali? Da coloro che gestiscono il capitalismo oppure dai sostenitori dell’«ecosocialismo»? Quali sono i principali autori che, a torto o a ragione, vengono considerati precursori dell’ecologia? Perché gli ecologisti si interessano più alle piante e agli animali che agli uomini e alle donne che lavorano e che vengono sfruttati dal Capitale? Che pensano più al «pianeta», alle «biodiversità» e al «clima» che non ai proletari e alle loro condizioni di lavoro? Qual è stato il posto dell’ecologia nell’Italia mussoliniana, nel Portogallo salazarista e nella Germania nazista?
Su quest’ultimo punto, si leggerà con interesse l’articolo di Johann Chapoutot, «Les nazis et la “nature”. Protection ou prédation?» (Vingtième siècle. Revue d’histoire, n. 113, gennaio-marzo 2012, pp. 29-39), che presenta una visione diversa, e su molti punti decisamente opposta, rispetto a quella di João Bernardo. Chapoutot ritiene che la «natura» dei nazisti non aveva nulla a che vedere con quella degli ecologisti; che i nazisti non ebbero alcun rispetto per l’ambiente; che il loro discorso a favore della «natura» fosse fondamentalmente legato ad una concezione razziale della cultura germanica, il cui obiettivo sarebbe stato quello di trasformare la natura stessa, e non all’amore per le foreste, per le montagne o per gli animali; e che, ad ogni modo, essi si interessavano unicamente ai paesaggi e all’ecosistema tedeschi e non a quelli di altri paesi, o del pianeta nel suo insieme. Tuttavia egli riconosce che i difensori della natura trovavano seducente il discorso nazista: «Delusi dalle palinodie di un parlamentarismo troppo complicato per essere volontarista, i militanti del Naturschutz tedesco accolsero il movimento nazista, la sua esaltazione del contadino e del paesaggio, come una benedizione, e operarono al successo del proprio progetto nel quadro del nuovo regime.»
Ma il nostro storico ecologista non ne trae nessuna conclusione politica, il che è quanto meno sorprendente per un intellettuale che si preoccupa di «ripulire» l’ecologia da qualsiasi influenza reazionaria. Se lo si segue bene, si vedrà che i difensori della natura furono buoni collaboratori del nazismo; ma, secondo lui, ciò non comportava la minima vicinanza ideologica tra le due correnti… Naturalmente Chapoutot si guarda bene dall’affrontare la questione dell’ecologia sotto l’angolatura scelta da João Bernardo: quella dell’estorsione del plusvalore assoluto. Su questo punto egli non ha nulla da dire.
Questa raccolta di articoli contiene tre lunghi testi apparsi sul sito libertario brasiliano http://passapalavra.info/: «Nazismo e cultura» (Conferenza all’Università di São Paulo, 19 aprile 2007); «Il mito della natura» (2012); e il lungo post-scriptum «Contro l’ecologia» (2013) che costituisce la parte principale del volume e che ad esso dà il titolo. In uno stile polemico e incisivo, João Bernardo fornisce delle risposte solidamente argomentate e controcorrente rispetto ai discorsi dominanti.
Per chi non vuole rinunciare al proprio spirito critico e spera di farla finita con lo sfruttamento e l’oppressione, l’importante non è tanto sapere se si debba essere d’accordo con l’autore su tutti i punti, ma se egli ponga dei buoni quesiti e se le sue risposte facciano vacillare almeno un po’ le nostre certezze e rimettano in causa il nostro «ozio intellettuale».
João Bernardo è stato uno degli animatori del giornale Combate, che negli anni 1974-75, all’epoca della «Rivoluzione dei garofani», dette voce ai lavoratori portoghesi delle fabbriche occupate e delle commissioni dei lavoratori. Stabilitosi successivamente in Brasile, ha pubblicato numerose opere consacrate a temi come il modo di produzione comunista, la lotta di classe in Cina, il «capitalismo sindacale», le diverse forme dello Stato, i fascismi, le multinazionali, la democrazia borghese attuale, il sionismo, ecc.
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