Jean-Jacques Marie, Khrouchtchev. La réforme impossible (Payot, 2010)


 

 

Jean-Jacques Marie, Khrouchtchev. La réforme impossible,

Éditions Payot & Rivages, Paris 2010, pp. 605 + 8 tavole fuori testo, € 28,00

                                                                                                                                          

 

Il ricordo di certe pagliacciate dell’uomo ‒ che nell’ottobre 1960 si mise a sbattere una scarpa su un banco dell’ONU, a New York, per mettere a tacere un oratore anticomunista ‒ è talmente vivo ancora oggi da far quasi dimenticare che Nikita Sergeevič Chruščëv (1894-1971) aveva docilmente messo in atto, nel corso di due decenni, le sanguinose epurazioni ordinate da Stalin. Come scrive l’autore di questo volume:

“Dal 1936 al 1940 aveva brutalmente decimato la città di Mosca e poi l’Ucraina, sterminandovi alla rinfusa ex kulaki, trotskisti veri o presunti, sabotatori, nazionalisti ucraini, agenti tedeschi e polacchi, buchariniani e trotsko-buchariniani, l’immensa maggioranza dei quali non erano affatto tali. Egli era l’esempio compiuto di quei soldati semplici della rivoluzione del 1917, che quest’ultima aveva strappato alla cupa esistenza dell’operaio, e ai quali la liquidazione, ad opera di Stalin, della quasi totalità dei grandi, medi e piccoli dirigenti della rivoluzione aveva aperto la strada verso i vertici: egli fu il primo grande promosso della generazione che si innalzò sui loro cadaveri e che avrebbe diretto l’URSS fino alla morte di Andropov nel 1985” (p. 12).

Nelle lotte sviluppatesi in seno al partito dopo la scomparsa di Stalin, Chruščëv attaccò i propri rivali Lavrentij Pavlovič Berija e Georgij Maksimilianovič Malenkov al solo scopo di prendere in mano le redini del potere, e tre anni dopo ‒ pur avendo dato lettura, in una sessione a porte chiuse del XX Congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, del suo celebre “Rapporto segreto” sui crimini di Stalin ‒ represse militarmente l’insurrezione ungherese dell’ottobre-novembre 1956, schiacciando con ferocia il nascente contropotere dei consigli operai e facendo impiccare Imre Nagy e altri esponenti di primo piano della rivolta.

Di fronte ad una grave crisi nel paese, Chruščëv avviò delle importanti riforme economiche e sociali (che favorirono in seguito la perestrojka avviata da Michail Gorbačëv nell’estate del 1987), mantenendo però in vita la corruzione e le diseguaglianze sociali, ma rimase prigioniero, fino alla sua caduta in disgrazia nell’ottobre 1964, del sistema del partito unico. In materia di politica estera, per conservare gli assetti stabiliti dagli accordi di Jalta e di Potsdam, egli moltiplicò gli atti di “distensione” nei confronti degli Stati Uniti d’America, ma dovette fare marcia indietro di fronte al presidente John Fitzgerald Kennedy all’epoca della “crisi dei missili” di Cuba, nell’ottobre 1962. Pur avendo innalzato l’URSS ai massimi livelli nella corsa verso la “conquista dello spazio”, Chruščëv non riuscì ad impedire la rottura con la Cina di Mao Zedong all’inizio degli anni Sessanta, e mantenne i “paesi fratelli” in una condizione di stretta subordinazione a Mosca, alimentando in tal modo le loro rivendicazioni nazionali.

I suoi successori alla guida dell’Unione Sovietica (Leonid Il’ič Brežnev, Jurij Vladimirovič Andropov e Konstantin Ustinovič Černenko) cercarono di cancellare completamente ogni sua traccia, anche dopo la morte, come se egli rappresentasse ancora una minaccia per il regime post-staliniano. Fu vietato rievocare il suo nome e il ruolo che aveva svolto nella storia sovietica. Il “Rapporto segreto” del 1956 venne pubblicato in URSS soltanto nel 1989, in piena èra gorbacioviana. 

Per questa prima biografia di Chruščëv scritta da uno studioso francese, l’autore ‒ che è un famoso specialista di storia dell’Unione Sovietica e del movimento comunista ‒ si è basato sull’edizione integrale in lingua russa, non manipolata dal KGB, delle sue memorie, che gettano una luce cruda sulla società sovietica degli anni 1920-60, e ha esumato, dagli archivi ex sovietici parzialmente aperti, numerose lettere e verbali finora inediti.

 

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