Corrado Basile, L’«Ottobre tedesco» del 1923 e il suo fallimento. La mancata estensione della rivoluzione in Occidente (Colibrì, 2016)




Corrado Basile,

L’«Ottobre tedesco» del 1923 e il suo fallimento.

La mancata estensione della rivoluzione in Occidente,

Edizioni Colibrì, Paderno Dugnano 2016, pp. 176, € 15,00

 

                                                                                                                                          

Perché, a distanza di quasi un secolo, e oltre tutto in una situazione diversissima dal punto di vista sociale e politico, dedicare attenzione al mancato tentativo rivoluzionario del 1923 in Germania? Perché fino a oggi l’argomento in Italia è stato affrontato in modo più che fuggevole, nonostante il fatto che in quel tentativo siano stati coinvolti all’incirca un milione di lavoratori e varie centinaia di migliaia di comunisti, e non soltanto tedeschi, cosa che nella storia non si era mai verificata prima e non si è più verificata successivamente.

Dalla storiografia di tipo accademico c’era da aspettarselo: quello che si è rivelato come un «non evento» non poteva suscitare grande interesse. Non altrettanto ci si sarebbe aspettati dai gruppi politici che si sono richiamati alla «sinistra comunista». Questi gruppi hanno sempre indicato nella mancata estensione all’Occidente sviluppato della rivoluzione iniziata nell’arretrata Russia la causa della vittoria nel mondo della controrivoluzione staliniana e del riflusso della lotta di classe del proletariato che si è manifestato con essa e si è trascinato in lunghezza fino ai nostri giorni. Tuttavia dalla «sinistra comunista», come del resto dalle componenti italiane del movimento identificato come trotskista, non sono scaturiti studi seri sulla vicenda tedesca del 1923.

Eppure questa vicenda ha segnato negativamente la parabola dell’Internazionale rivoluzionaria costituita a Mosca nel marzo 1919, al punto che essa – profondamente coinvolta in quegli avvenimenti, anche se a titolo diverso dal Partito comunista tedesco – non ha trovato il modo di risollevarsi da una sconfitta storica avvenuta senza combattimento nell’area geopolitica allora più importante dal punto di vista del comunismo: il peggior tipo di sconfitta che si potesse verificare, come sottolineò efficacemente Lev Trotsky dopo il fallimento dell’«Ottobre tedesco».

Studiare la dinamica di quello che non è stato l’«Ottobre tedesco», individuando le cause del «fiasco», è un obiettivo indispensabile per una storiografia non cronachistica e schierata contro ogni genere di conservatorismo. Ecco lo scopo di questo volume, che ha l’ambizione di collocarsi oltre l’ambito della ricerca che lo storico Pierre Broué aveva dato alle stampe in Francia nel 1971 (e pubblicato in Italia, in forma incompleta, sei anni dopo: Rivoluzione in Germania. 1917-1923, Einaudi, Torino 1977). Seppur pionieristico e importante, il lavoro di Broué non arrivò a cogliere veramente il nocciolo della questione. E lo stesso può dirsi di altri tentativi compiuti da vari studiosi inglesi, statunitensi e tedeschi.

Si potrà essere o meno d’accordo su singoli aspetti dell’analisi presentata da Basile, ma non si potrà evitare di riconoscere che i veri motivi della sconfitta tedesca – primo fra tutti, il mancato riconoscimento dell’idea che la rivoluzione comunista doveva avere un carattere popolare o non sarebbe stata, idea presente, anche se poco considerata, nel famoso opuscolo di Lenin sull’Estremismo – debbano essere chiaramente individuati e necessitino ancora di una seria discussione.

Purtroppo in Italia, e non solo in Italia, ha circolato e alimentato la cultura di quella che è stata definita «sinistra rivoluzionaria», con effetti disastrosi, la tesi secondo cui la rivoluzione nei paesi sviluppati sarebbe stata – e sarebbe ancora, al risveglio della classe operaia – di estrema «semplicità», con uno svolgimento positivo assicurabile da un grado spinto di intransigenza formale rispetto ad obiettivi programmatici generalissimi. Ristabilire la verità sul 1923 in Germania, che ha attestato proprio l’esatto contrario della «semplicità» del processo rivoluzionario in Occidente, è quanto l’autore di questo volume ha cercato di fare, incominciando ad utilizzare i documenti resi accessibili dall’apertura degli archivi dell’ex Unione Sovietica e pubblicando anche, per la prima volta in italiano, ampi estratti di alcuni importanti interventi di Trotsky.

Uno studio attento del fallimento dell’«Ottobre tedesco» del 1923 può essere altresì un contributo utile per affrontare i problemi enormi relativi alla crisi del sistema che sono stati lasciati irrisolti nel primo dopoguerra, con riflessi negativi nelle proposte stesse che hanno caratterizzato l’organizzazione di quel tempo. L’autore del libro è convinto che un movimento rivoluzionario vedrà prima o poi la luce, ma soltanto se gli uomini che cercheranno di dargli vita saranno capaci di superare i limiti mostrati, oltreché dal Partito comunista tedesco, anche dalla Terza Internazionale nel suo insieme, aprendo un dibattito sulla complessità delle spinte da convogliare verso un esito anticapitalistico, fuori dalle credenze errate che hanno impedito finora una seria lotta politica in vista della trasformazione radicale dei rapporti sociali.

In appendice al volume vengono riportati: il resoconto di una discussione dell’aprile 1948 tra lo storico Isaac Deutscher e Heinrich Brandler, che era allora principale dirigente comunista tedesco; il carteggio sul «fiasco» del 1923 in Germania intercorso tra i due negli anni 1952-59; e una nuova traduzione italiana delle pagine di Deutscher relative alle prese di posizione di Trotsky su quegli eventi, tratte dal secondo volume della celebre «trilogia» trotskiana.

 

 

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