Andrea Maori, Il labirinto delle spie. L'OVRA, la guerra e l'antifascismo a Perugia e provincia (Morlacchi, 2016)




Andrea Maori,

Il labirinto delle spie.

L’OVRA, la guerra e l’antifascismo a Perugia e provincia

[Prefazione di Claudia Minciotti Tsoùkas],

Morlacchi Editore University Press, Perugia 2016, pp. 209, € 13,00

 

 

Gli apparati informativi e repressivi del regime fascista a Perugia e provincia, e in generale dell’Umbria, vengono qui indagati sulla base di approfondite ricerche archivistiche svolte con il rigore dello storico e la passione del detective. Quello che ne emerge è un quadro dettagliato della rete informativa/spionistica del fascismo in quella provincia, preposta al controllo di ogni tipo d’attività considerata, o semplicemente supposta, di tipo sovversivo, e dunque pericolosa per l’ordinamento dello Stato. Come spiega l’autore nella sua premessa al libro: «La ricerca mi ha fatto intravedere, nel succedersi e nell’intersecarsi dei fatti, una sorta di rete, in cui i vari personaggi si muovevano e si incontravano, a volte ignari del loro destino. Ogni dettaglio mi ha condotto ad altri dettagli come in un labirinto in cui muovermi, per capire al meglio l’attività informativa su cui dominava la strategia abile e intelligente di Pasquale Andriani, ispettore della IV zona (Umbria Marche Abruzzo) dell’OVRA.»

L’OVRA perugina agiva in stretto contatto con la Questura, ma nella regione operavano anche il Servizio di Informazione Militare e gli Uffici Politici di investigazione presso le legazioni territoriali della Milizia. Tutti questi organismi si avvalevano anche del controllo e della censura postale, il cui funzionamento viene esaminato nel libro. Continua Maori: «Fatti minuziosi, apparentemente insignificanti che, composti e ordinati, vengono a comporre un periodo storico complesso nella sua articolazione di idee politiche e di opinioni di dissenso della gente comune. Ambienti underground in cui clandestinamente le idee fluivano, minacciando le certezze di un sistema in crisi con l’entrata in guerra. Tutte le informazioni raccolte sulla base del lavoro di intelligence dell’OVRA e della Questura di Perugia sono state quindi connesse e ricomposte in un puzzle che ha permesso di presentare le modalità di azione degli organi del regime per organizzare la repressione del dissenso.»

L’autore analizza i luoghi e le pratiche della repressione/soppressione del dissenso antifascista, descrivendo una realtà in gran parte inesplorata e un mondo sotterraneo finora poco conosciuto. Il volume è arricchito da una ricca documentazione fotografica, da testimonianze dirette, da un elenco degli informatori dell’OVRA in Umbria e da un aggiornamento della lista dei confinati, degli ammoniti e dei diffidati dalla Commissione Provinciale di Perugia negli anni 1940-43.

Riportiamo di seguito integralmente la prefazione di Claudia Minciotti Tsoùkas, che apre il volume:

 

«Ben prima della promulgazione delle “leggi eccezionali”, l’opposizione antifascista umbra era stata messa in condizione di non nuocere attraverso il ricompattamento del blocco storico conservatore, in nome della supremazia e dell’unità delle città contro le campagne, percorse da fremiti violenti di rivolta e da scioperi sempre più partecipati.

«Il fenomeno fu particolarmente consistente a Perugia dove, alla tradizionale caratterizzazione di città d’arte e di cultura, si aggiungeva la qualifica di culla della rivoluzione fascista e di capitale degli agrari, contrari ad ogni modifica del patto mezzadrile.

«Tale processo, che era iniziato subito dopo la fine dell’amministrazione democratica [Ulisse] Rocchi e che si era accentuato poi durante la Grande guerra con l’ascesa al potere del sindaco [Luciano] Valentini e dei suoi sostenitori (la cosiddetta “società della forca”), aveva raggiunto il culmine subito dopo la “settimana rossa”.

«Il nuovo sindaco, il socialista Ettore Franceschini, fu costretto alle dimissioni con la forza: con quell’atto intimidatorio si poneva fine alla lunga, non sempre facile e lineare esperienza di governo post-risorgimentale cittadino, per entrare a pieno titolo nell’èra fascista.

«A partire dal 1926 vennero rinchiusi in carcere o inviati al confino i leader dei gruppi antifascisti, sfruttando appieno (mancava ancora il nuovo Codice) quelle che erano state le “leggi liberticide” di Francesco Crispi, l’ex garibaldino che, una volta giunto al governo, aveva messo in atto un sistema capillare di controllo delle opposizioni socialiste e anarchiche.

«Mario Angeloni, confinato prima ad Ustica,deferito poi al Tribunale Speciale nel 1927, era stato condannato a dieci mesi di carcere, quindi prosciolto, di nuovo inviato al confino di Ponza fino al 1930, infine espatriato in Francia nel 1932. Stessa sorte era toccata ai socialisti Franceschini e [Giuseppe] Sbaraglini e ai comunisti [Mario] Angelucci, [Mario] Santucci e [Mario] Sambucati, mentre decine e decine di lavoratori antifascisti furono costretti a riparare all’estero per sfuggire alle persecuzioni politiche e alla miseria.

«Nel 1929 cadde nelle mani dell’OVRA, a Torino, Armando Fedeli, inviato in Italia come ispettore del PCI in Piemonte e Lombardia: condannato a 13 anni di reclusione dal Tribunale Speciale, ne dovette scontare in carcere 5, per iniziare poi un rocambolesco percorso di fughe e rientri in Italia.

«Quindi, ogni forma di opposizione al regime venne isolata e marginalizzata, nella regione, fino alla metà degli anni Trenta, quando due fatti segnarono la vicenda dell’antifascismo locale: il primo fu rappresentato dal ritorno a Perugia di Aldo Capitini che, rifiutata la tessera [fascista] nel 1932, cominciò a costruire una rete di giovani e giovanissimi intellettuali intorno ad un movimento liberal-socialista. Il secondo fu segnato dalla ricomparsa di Armando Fedeli, che cercò di raccogliere le file disperse del Partito comunista in città, duramente provato dalla repressione, ridotto ad una clandestinità smarrita e diffidente.

«Ma fu soprattutto l’evolversi del quadro generale, con la guerra spagnola e la successiva partecipazione dell’Italia al conflitto europeo, a determinare il crescere di un nuovo antifascismo, con la creazione di un comitato clandestino di opposizione al regime nello studio di Alfredo Abatini, mentre (accanto all’attività di intellettuali come Capitini e [Alberto] Apponi e docenti del liceo classico come [Giuseppe] Granata e [Ottavio] Prosciutti) si andava consolidando una resistenza popolare antifascista in senso comunista, che culminò con l’episodio delle scritte apparse sui muri a Porta Pesa il 6 giugno 1941, opera di Primo Ciabatti e Riccardo Tenerini.

«Questo il quadro generale, largamente studiato e documentato, ma indispensabile per comprendere la specificità del lavoro di Andrea Maori che, grazie ad un’accurata analisi di fonti a volte trascurate (molte delle quali inedite), riesce a tracciare un’altra storia, parallela a quella ufficiale, sotterranea quasi, ma ugualmente importante per cogliere la realtà contrapposta di due mondi in conflitto tra di loro: quello delle spie e quello degli spiati.

«Ma è anche la storia dell’OVRA e del suo capo carismatico, Pasquale Andriani, degli organi di repressione del dissenso e dei luoghi di internamento degli oppositori: non solo il carcere, ma anche l’ospedale psichiatrico di Perugia, alberghi del centro storico e abitazioni private.

«Una variegata comunità multietnica di sorvegliati speciali, in cui convivono montenegrini, inglesi, americani, croati, sloveni, francesi, jugoslavi, apolidi, irredentisti, “giuliani”… Un’incongrua mescolanza di ambasciatori e addetti all’ambasciata, principi e doppiogiochisti, avventurieri e nobili, donne di dubbia moralità e giornalisti. E poi gli antifascisti locali, sottoposti ad un rigidissimo e capillare controllo, soprattutto con il peggiorare della guerra e le ristrettezze economiche imposte dall’autarchia: se la situazione generale era rimasta, tutto sommato, abbastanza tranquilla fino al 1940, da quell’anno iniziò ad essere invasiva la vigilanza sullo “spirito pubblico”, anche per il ritorno di coloro che avevano combattuto in Spagna a fianco degli antifranchisti. Bastava poco per finire in questura…

«Maori racconta decine di storie, a volte poco più di frammenti di vita, che testimoniano il consolidarsi di una rete di opposizione al fascismo, costituita da tipografi e operai, fabbri e muratori, impiegati e contadini, medici e manovali, farmacisti e calzolai, parroci e ortolani, falegnami e minatori, avvocati e camerieri. Gesti non eclatanti di dissenso, come il deporre garofani rossi sulla tomba dei propri cari, fischiare “Bandiera rossa” tra la ressa di un mercato o ascoltare Radio Londra, ma che testimoniano – anche per la reazione a volte spropositata della polizia – il consolidarsi di umori sempre più contrari alla guerra e al regime.

«Dall’altra parte, il mondo dello spionaggio, multiforme e complesso, che l’autore conosce molto bene e che, attraverso la documentazione analizzata, ci accompagna all’interno di un microcosmo, anch’esso sotterraneo, che vede studenti dell’Università per stranieri di Perugia al soldo dell’OVRA, come Maria Muller alias Gisela Wohl, l’albanese Grigor Zilo e il croato Dragan Putica, che riferivano sui compagni di corso stranieri presenti in città e sui loro legami con i perugini. Come Andreina Cecilia Scipioni, la cui delazione portò alla retata del maggio 1943 in cui caddero, tra i tanti, anche Granata e Prosciutti. E altri nomi di spie, dislocate in quasi tutto il territorio regionale, di cui viene indicato anche il prezzo del tradimento, accanto a quelli di donne, soprattutto, accusate di raccogliere informazioni per i proprio paesi d’origine, come la Francia e l’Inghilterra.

«Questo il grande pregio del libro di Maori che, attraverso una rigorosa inchiesta documentaria, è riuscito a far riemergere dal passato un’altra storia, a completamento di quella più conosciuta, una vicenda fatta di personaggi noti e meno noti, alcuni dei quali completamente sconosciuti, e di avvenimenti più o meno eclatanti, atti ad articolare e completare – attraverso un mosaico di tessere – una realtà che a volte è stata poco indagata, almeno a livello regionale.»

 

 

Il volume può essere richiesto direttamente alla casa editrice attraverso il seguente link:

http://www.morlacchilibri.com/universitypress/index.php?content=scheda&id=800